Chi conosce un po’ il Giappone sa che i contenuti culturali relativi a fumetto, animazione e altri tipi di culture pop sono strettamente legati alla produzione di relativo merchandising

, che ricopre ogni categoria dai giochi agli oggetti di cartoleria, dall’abbigliamento agli accessori per la casa. Gli appassionati del genere che vanno in Giappone, sanno che oltre al buon cibo, alla cultura, alla meravigliosa natura.. faranno shopping e dovranno dare fondo al portafoglio perché la scelta è davvero ampia.


Se non si ha la fortuna di incontrare un negozio specifico, sicuramente ci si imbatterà in una delle tante macchinette che distribuiscono per pochi yen i gashapon, palline contenenti piccoli gadget di ogni tipo, relativi ai più vari interessi, per essere certi di incontrare i gusti di tutti.


Per l’uomo comune è divertente spulciare fra le varie proposte, per il collezionista si tratta di un paradiso in terra. Collezionare non è un hobby è una modalità genetica con cui si nasce.
Tuttavia, la cosa che più mi ha colpito nei miei viaggi in Giappone è stato scoprire che questo fenomeno comprende anche il mercato dei libri per ragazzi. Il concetto è sempre lo stesso, se amo un personaggio e le sue avventure, perché non posso avere una tazza che lo raffigura per far colazione al mattino?
Anche in  Europa ci sono personaggi che entrati nell’olimpo dei “classici”, sono stati considerati abbastanza importanti da prevedere la realizzazione di gadgets.. penso ad Alice, Beatrix Potter e le sue storie, Eric Carle e il suo Brucomasazio, Il piccolo principe, Paddington, Pippi Calzelunghe e i Moomin.

Li possiamo trovare online o acquistare in qualche viaggio in Europa.
In Italia i bambini si devono accontentare dei gadgets da edicola, delle produzioni relative a qualche youtuber, di un raro pupazzetto della Pimpa e se frequentano una libreria specializzata ben fornita, che acquista da produttori francesi, potrebbero avere la fortuna di portarsi a casa un carillon del Piccolo Principe.
Ma la questione qui è … che importanza culturale devono avere i il libri per bambini per rientrare in un più ampio e meno sporadico mercato di produzione di merchandising?


In Giappone, per rispondere a questa domanda, dobbiamo tenere conto di vari aspetti culturali tra cui l’importanza del visivo in una cultura che di immagini si nutre quotidianamente, dove il disegno è presente in ogni luogo, dalle stazioni agli ospedali, dalle pubblicità di cibo fino a quelle dei medicinali. Si tratta di un disegno “bambino”, kawaii (carino), di un legame con l’infanzia che sembra riapparire per comunicare in modo accattivante e gentile qualsiasi contenuto. Per approfondire questo tema, vi invito a seguire la scrittrice Laura Imai Messina e il suo blog Giappone mon amour.

Entrando in una libreria per bambini giapponese troviamo diversi angoli dedicati ai personaggi più amati. Il Giappone si sa, per tradizione storica, ha la capacità di trovare e importare tutte le cose più belle che ci sono nel mondo e quindi ci saranno angoli dedicati ai grandi come Eric Carl e Leo Lionni insieme ad altri personaggi protagonisti di libri per bambini giapponesi. Alla cassa poi capiterà di trovare, per un acquisto dell’ultimo minuto, spillette, adesivi e washitapes (scotch colorati fatti di carta washi, molto popolari in Giappone).

Discorso a parte va fatto con i Moomin di Tove Janson, personaggi amatissimi, molto conosciuti anche per via dell’animazione realizzata in Giappone nel 1969.
In questo paease si trova ogni cosa a tema MOOMIN, ci sono negozi dedicati che vendono vestiti, ombrelli, orologi, scarpe, borse e portafogli, sono presenti sulle riviste di moda e sono diretti ad un pubblico adulto e prevalentemente femminile. Ci sono anche caffetterie a tema dove, se sei da solo, c’è un grande Moomin che ti fa compagnia.


Altra cosa di cui tenere conto è che in Giappone gli albi illustrati non sono “solo per bambini”, c’è un pubblico adulto appassionato di illustrazione e visivo che acquista albi illustrati.


Basti pensare alla rivista MOE, che ogni mese esce in libreria con un centinaio di pagine patinate dedicate a questi temi. E non si tratta necessariamente di addetti ai lavori come insegnanti e bibliotecari, per cui esistono altre riviste specifiche. La stessa rivista MOE ogni mese propone una furoku, ovvero un piccolo regalino che omaggia un personaggio di un albo illustrato. E proprio nel 2018, per l’anniversario dei 40 anni della rivista, è stata realizzata una mostra itinerante dedicata agli autori che rappresentano i grandi nomi del presente o i nuovi classici: Yuka Shimada, Komako Sakai, Yuko Higuchi, Shinsuke Yoshitake, Nakaya Miwa. Ovviamente accompagna la mostra una bella selezione di oggetti da collezione per piccoli grandi fan. Sul sito di Kodomoe (la rivista gemella dedicata a mamme e bambini) potete vederne alcuni.


Oggi vi propongo una carrellata di libri di cui in Giappone è stato prodotto merchandising. Le foto vengono dalla una bellissima libreria online che si chiama ehonnavi e da Amazon.jp. Noterete che dalla ricerca emergono quelli che sono in effetti i classici fra gli albi illustrati per i bambini giapponesi, editi per lo più da Fukuinkan e Kaisei-sha e spesso pubblicati per la prima volta a cavallo fra la fine degli anni ’60 e ’70. Questo ci fa capire che il mercato editoriale è in grado di mantenere in catalogo questi classici, che c’è un pubblico che ancora li apprezza e che la libreria è un luogo dove metterli in evidenza, senza perderli nel mare delle novità. Questa carrellata racchiude alcuni esempi, ci sono certamente tanti altri personaggi “famosi” fra i libri per i bambini in Giappone. Se ne conoscete altri, potete segnalarceli.

Leo Lionni, Federico, Kogakusha, 1969


Eric Carle, Il piccolo bruco maisazio, Kaisei-sha, 2006

Satoshi  Kako, Il pane del Signor Corvo,  Kaisei-sha,1973

Satoshi Kako, Daruma e Kaminari, Fukuinkan Shoten, 1968

Taro Gomi, Il grande libro illustrato, Fukuinkan, 2009


Akiko Hayashi, La prima commissione, Fukuinkan, 1977


Akiko Hayashi, Kon e Aki, Fukuinkan, 1989

Keiko Sena, Non vuoi andare a letto?, Fukuinkan, 1969

Kayako Nishimaki, Il mio vestito, Kogumasha, 1969