Cari lettori, oggi vi presentiamo un’intervista molto interessante a Koshiro Hata, dove si racconta la genesi dell’albo Un giorno d’estate. Buona lettura!

L’ALBO ILLUSTRATO DI KOSHIRO HATA UN GIORNO D’ESTATE:
UN’ESTATE STRARIPANTE DELLE EMOZIONI DI UN BAMBINO

Un paesaggio di campagna che si estende a doppia pagina. Sotto
il cocente sole estivo, un bambino sale ansimando le scale di un tempio. Oltrepassa una gola in cui friniscono le cicale e cerca disperatamente di catturare da solo un cervo volante…
Un giorno d’estate, un albo illustrato che descrive un’esperienza estiva che rapisce non solo i bambini, ma anche gli adulti. Le illustrazioni di Koshiro Hata fanno rivivere vividamente gli odori,
i suoni e persino il calore di quella estate.

Questo albo illustrato è basato su un’esperienza che mi è capitata quando avevo cinque anni. Andavo sempre a catturare insetti con mio fratello di sette anni più grande di me, ma avrei sempre voluto provare a cercarli da solo. Così, un giorno in cui mio fratello e i miei genitori erano usciti, arrivò la mia occasione. La strada fino al bosco distava circa un’ora a piedi. In realtà, in questo albo illustrato la storia di per sé è molto semplice: esco di casa a cercare un cervo volante, lo trovo, sono felice e torno a casa, tutto qui. Però volevo comunicare il batticuore che si prova correndo verso un obiettivo fino al suo raggiungimento e la felicità dell’istante in cui lo si realizza. Per questo mi sono immaginato come il lettore avrebbe provato le emozioni del protagonista. Ho ridotto il testo
e in cambio ho voluto che la forza delle emozioni del bambino, lo sforzo fisico di quando corre, il calore del sole, che tutte queste cose fossero sentite in prima persona come proprie. Per riuscirci ho tagliato più parole possibili e ho realizzato illustrazioni che potessero dare sensazioni fisiche.

Grazie a una struttura in cui le immagini si susseguono alle parole, si ha come l’impressione di guardare un film. Questo albo illustrato, ritraendo l’angolazione del bambino con una composizione estremamente mobile, dall’alto e dal basso, è disegnato in modo che il lettore possa avvicinarsi con forza all’emozioni del protagonista. Inoltre, in tutto il libro sono sparse immagini dettagliate che guidano il cuore del lettore.


Quando ho disegnato le illustrazioni di questo albo, mi sono preso tre settimane piene solo per questo, ed è stato incredibilmente piacevole!
Ero indeciso su come disegnare la scena dell’acquazzone serale e sono stato felice quando mi è venuto in mente come rappresentare la pioggia. Di solito si disegnano le linee della pioggia, ma quando piove fortissimo tutto il paesaggio diventa bianco all’improvviso, no?! Volevo ritrarre questo, una nebbia che si estende fino in lontananza. Ciò si ottiene passando velocemente un velo di bianco con il pennello, ma mi sono esercitato innumerevoli volte osservando come si scioglieva il colore.


Al momento della tavola definitiva ero nervosissimo.
Questo bambino sta attentissimo alla sua pancia, perché porta il primo cervo volante che ha catturato da solo. L’ha sistemato dentro la maglietta, per cui non gli importa nulla di bagnarsi. I bambini si accorgono subito dove tiene l’insetto. Si accorgono subito anche della scena in cui si fa male, mentre gli adulti no.
Per la scena della gola ho usato il nero per lo sfondo. Mi è venuto in mente poco prima che l’editor venisse a prendere le tavole. Nella pagina precedente il bambino sale le scale in un caldo tremendo e non ha più fiato.

Ma nell’attimo in cui entra nella gola, volevo che il lettore percepisse sulla propria pelle la sensazione della temperatura che si abbassa improvvisamente e anche dell’umidità che sale, così ho ridotto drasticamente i colori e ho deciso per il nero. Quando si apre la pagina successiva si ha la sensazione di saltare all’improvviso, passando dall’ombra alla chiara luce estiva.
Poiché la pagina precedente prepara sempre alla pagina successiva, disegno pensando a come mostrare ciò che viene dopo. In particolare credo che nell’albo illustrato viva il lavoro dello “sfogliare”, come dire, se non si pensa così, le cose non procedono bene. Questo non solo nelle scene, ma anche nelle parole, nelle pause. Sfogliando un albo illustrato, cambia un mondo. È questo il bello.

Hata è famoso come autore di albi illustrati, ma si dice che da bambino in casa sua non vi fossero albi illustrati e l’unico libro fosse Il drago di mio padre (My Father’s Dragon di Ruth Stiles Gannett) In prima media gli lessero l’albo illustrato di Shuhei Hasegawa Hasegawa-kun kiraiya e rimase profondamente impressionato scoprendo questo mondo, ma non diventò subito a autore di albi illustrati.

Credo che mio fratello maggiore abbia avuto una grande influenza sul fatto che ho iniziato a disegnare. Avendo sette anni in più, per me era come superman. Mio fratello è bravissimo a disegnare mentre io, anche se mi piace, sono terribilmente negato. I miei genitori non avrebbero certo pensato che avrei fatto questo lavoro.
All’inizio volevo diventare un illustratore che lavora nella pubblicità e per le riviste ma, provandoci, mi accorsi di non aver il minimo talento per quelle cose. Non capiscocosa sia giusto disegnare. Nonostante sia un lavoro che detta le mode di un’epoca non capisco quale disegno sia cool. Non ce la faccio, buio assoluto. Non faceva proprio per me.
Allora, per caso, mi fu proposto di lavorare a un albo illustrato e capii che era la cosa giusta per me. Era una cosa che comprendevo e mi immaginai che se avessi disegnato un certo libro qualcuno poteva esserne felice. Mi ricordai che c’era stato un periodo in cui, vedendo gli albi illustrati di Shuhei Hasegawa, avevo pensato di diventare un autore di albi illustrati, è iniziato tutto da lì.

Shuhei Hasegawa, Hasegawa-kun kiraiya,Subaru Shobo 1984

Mia moglie Yuko Onari mi ha insegnato le tecniche riguardo la struttura di un albo illustrato. Quando ci siamo sposati facevo ancora illustrazioni per riviste e pubblicità. Allora lei guardava i miei disegni e non diceva nulla. In quel periodo lei disegnava manga per Ribon e mi faceva vedere le bozze. Mi chiedeva di leggerle e poi mi tempestava di domande “Qui cosa hai pensato?”, “Qui non si è bloccata la lettura?”, “Qui si capisce il passare del tempo?” ecc.. Fino ad allora non avevo mai letto pensando a quelle cose, quindi non sapevo cosa rispondere. Quando tentennavo mi diceva di rileggerlo meglio. Desiderava un commento da editor professionista, così anche io mi impegnai nella lettura e imparai tantissimo su cosa è importante per trasmettere una storia e su qual è una struttura facile da capire.
In realtà anche il titolo di questo albo l’ha deciso mia moglie. L’albo era quasi finito e anche l’editor chiedeva quale fosse il titolo. E un giorno, quando la mattina mi ero alzato e stavo per andare al lavoro, da dentro il futon mia moglie mi ha chiamato e, ancora mezza addormentata, mi ha detto “L’albo illustrato di cui mi hai parlato l’altro giorno, chiamalo
Un giorno d’estate.” Anche l’editor è stato subito d’accordo e così fu deciso.


Ricevo spesso commenti anche da parte di adulti su questo albo illustrato. Durante una lettura pubblica di Un giorno d’estate, un signore di una certa età mi ha chiesto: “A me piace tantissimo questo libro, ma i bambini lo capiscono? Queste sensazioni non si comprendono solo da adulti?”. Però, stranamente, questo albo piace tantissimo ai bambini e alle bambine che vivono in città e non sono mai andati a caccia di insetti. Questo è interessante. In effetti anche quando io ero piccolo, guardando un film, anche se non avevo vissuto quelle cose, ne rimanevo terribilmente affascinato e c’erano tante cose che mi divertivano. Forse hanno provato la stessa senzazione. Penso che anche i bambini di oggi, negli albi illustrati percepiscano allo stesso modo le cose di cui non hanno esperienza.

Intervista di Junko Kusaka, apparsa su Good Life with book
il 3 giugno 2019
Traduzione di Roberta Tiberi