Stoffe dalle trame complesse, parole che sono aria, vento, voce di gufo, di volpe, di lepre, di rana, di lupo e di orso. Siamo in un villaggio Ainu, nel Giappone del nord.  Yukie e l’orso è la storia di una stirpe antica che rischia di scomparire e del coraggio di una bambina intelligente, forte ed appassionata che in un percorso fra lingue, suoni e segni vuole raccontare a tutti le storie del suo popolo e affermare la propria identità.

L’albo, scritto da Alice Keller e illustrato da Maki Hasegawa  per kira kira edizioni, racconta di un bambina realmente esistita, Chiri Yukie.

Mettetevi comodi, e scoprite la storia di Yukie e degli Ainu.

LA VERA STORIA DI YUKIE

Chiri Yukie nasce nel 1903. Appartiene ad una famiglia ainu di origini aristocratiche, caduta in disgrazia.

All’età di sei anni va vivere dalla zia Imekanu e dalla nonna Monashinouku, custodi della cultura orale ainu.
Yukie cresce ascoltando i canti del suo popolo e parla fluentemente sia ainu che giapponese.
È una bambina intelligente e un’eccellente studentessa, ma in classe viene derisa perché Ainu.
A 17 anni incontra Kyosuke Kindaichi, un linguista che sogna di preservare la cultura e il folklore di questo antico popolo. Yukie sente il bisogno di affermare la sua identità di persona e di Ainu, questo incontro cambia la sua vita. Vorrebbe seguire il linguista di ritorno a Tokyo, ma non può farlo perché ha un difetto al cuore che non le permette di viaggiare. Kindaichi, allora, le fa mandare dei quaderni bianchi e Yukie decide di usarli per trascrivere i canti della nonna. Ma come fare?


La lingua ainu non ha una scrittura, le loro parole sono aria, vento, voce. Yukie, allora, trascrive prima i suoni in alfabeto romano e poi aggiunge la traduzione in giapponese.
Nel maggio del 1922 riesce finalmente ad andare a Tokyo. Qui continua a scrivere e ad aiutare il professore e dopo sei mesi, il 18 settembre, completa la prima raccolta.
La notte stessa, il suo cuore non regge e Yukie parte per il suo ultimo viaggio verso casa, accompagnata dallo spirito dell’orso. Il lavoro di Yukie viene pubblicato senza modifiche, è scritto in un giapponese chiaro ed elegante. Yukie era riuscita a raccontare i canti della nonna con la stessa musicalità della lingua degli Ainu.
La raccolta ha un grande successo e crea nuovo interesse e rispetto per la cultura di questo popolo.
È ancora oggi la più importante testimonianza dei canti yukar.

illustrazione originale di Maki Hasegawa per l’albo Yukie e l’orso

 

CHI SONO GLI AINU?

Gli Ainu sono una popolazione indigena di Hokkaido, l’isola più a nord dell’arcipelago giapponese. Nella loro lingua ainu significa uomini. Di origini antiche e misteriose, avevano lingua, cultura e tratti somatici molto diversi da quelli giapponesi. Un tempo popolo di cacciatori e pescatori, erano molto legati alla natura. Gli uomini portavano lunghe barbe e le donne avevano tatuaggi particolari. Erano diversi e quindi considerati barbari e selvaggi. Alla fine dell’800 l’isola di Hokkaido diventò parte dell’impero del Grande Giappone e negli anni seguenti gli Ainu furono costretti ad adottare nomi giapponesi e ad adattarsi alla loro cultura. Sembra che oggi gli Ainu e la loro lingua sembra stiano per scomparire, ad eccezione di quelli che vengono esibiti ad uso e consumo dei turisti. Nel 2019 però è stata approvata una legge del governo che riconosce finalmente gli Ainu come popolo indigeno del Giappone. Nel 2020, a quasi cento anni dalla scomparsa di Yukie, si inaugurerà un museo nazionale dedicato agli Ainu, nella città di Shiraoi.

KAMUI YUKAR

*foto Tetsu Joko/Yomiuri Shimbun. Nov 15, 2014

 

Gli yukar sono saghe Ainu che formano una lunga e ricca tradizione della letteratura orale. Nei periodi più antichi, le epopee erano eseguite da uomini e donne; durante il XIX e l’inizio del XX secolo, quando la cultura di Ainu era in declino, le donne erano generalmente le interpreti più abili. Gli Ainu sono animisti, cioè credono che ogni oggetto, animale o fenomeno naturale contenga lo spirito di un dio, kamui. I canti trascritti da Yukie erano del tipo kamui yukar, racconti narrati in prima persona proprio dagli dei. Per questo la nonna di Yukie nella storia intona canti con voci di gufo, volpe, lepre, rana, lupo e naturalmente orso, l’animale simbolo dell’identità degli Ainu. Scrivendo “kamuy yukar” su youtube, potete ascoltare diverse registrazioni di canti.

KYOSUKE KINDAICHI

L’uomo coi baffi che appare nella storia si chiama Kyosuke Kindaichi.
Era un linguista interessato a preservare la cultura e il folklore degli Ainu.
Si recò in Hokkaido per fare ricerche e conobbe Imekanu, Monashinouku ma soprattutto Yukie, di cui capì subito il suo potenziale.

 

 

 

 

 

 

particolare di un’ illustrazione di Maki Hasegawa per l’albo Yukie e l’orso

 

SHIROKANIPE CHISE

La casa della foresta di Chiri ( Shirokanipe chise in lingua ainu) è un’organizzazione no profit che gestisce il museo “Gin no Shizuku Kinenkan – Memoriale delle gocce d’argento”che si trova a Noboribetsu, città natale di Yukie.
Il museo ha preparato un grande progetto per far conoscere la storia di questa coraggiosa bambina a tutto il mondo.
Nella sua biblioteca saranno esposte anche le copie di Yukie e l’orso

TRAME E STOFFE

L’abito tradizionale Ainu è l'”attush”. Si tratta di una stoffa ottenuta dalle morbide strisce interne di corteccia d’olmo, imbevute d’acqua fino a che le fibre non si separano. Una volta realizzata, la veste veniva decorata con appliques e ricamo. Man mano che gli Ainu diventarono più dipendenti dai prodotti giapponesi, la veste fu sostituita dal più conveniente cotone. Gli abiti “Chikakarpe” avevano applicazioni e ricami ancora più elaborati, venivano realizzati in un colore unico (di solito blu) o con motivi visti nei kimono giapponesi. Maki Hasegawa ha riprodotto i bellissimi motivi delle stoffe ainu nell’acquerello che è stato nei risguardi dell’albo e nella quarta di copertina. Per ammirare queste meravigliose stoffe consigliamo Pinterest.

 

FOSCO MARAINI

Etnologo, antropologo, orientalista, fotografo e viaggiatore, Fosco Maraini ha dedicato agli Ainu le sue prime ricerche etnologiche. Dopo un primo soggiorno tra il 1938 e il 1941, vi è tornato diverse volte, l’ultima nel 1993, diventando uno dei massimi esperti di questa cultura. Con i suoi scritti e le sue fotografie ha documentato una cultura antica e affascinante, lasciandoci non solo una testimonianza fondamentale di un mondo ormai estinto, ma anche la voglia di studiarlo e riscoprirlo. In Yukie e l’orso, troverete in appendice una delle sue foto. Qui invece lo vedete mentre veste gli abiti tradizionali ainu. Il suo archivio personale, di lavoro e la fototeca, sono consultabili previo appuntamento presso l’Archivio Contemporaneo del gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux a Firenze.